C’è un José Mourinho differente da quello che appare ogni settimana in panchina: dietro il tecnico che litiga con gli arbitri si nasconde un uomo dal cuore d’oro, in grado di stare dalla parte degli ultimi
L’apparenza inganna. Chi pensa che José Mourinho sia un arrivista, un personaggio ambiguo, machiavellico nella sua ricerca del risultato a ogni costo, probabilmente conosce solo il suo lato da allenatore. Dietro a quel tecnico focoso che si lamenta di tutto e che litiga ogni settimana con gli arbitri, si nasconde infatti un uomo sensibile e dal cuore d’oro, in grado di mettersi a disposizione degli altri in maniera davvero Special.
Non sono le vittorie, i “tituli” per dirla nel suo linguaggio, a rendere le esperienze di vita, anche quelle di calcio, degne di essere vissute. Quello che conta è altro. Contano i rapporti, conta il vissuto, conta l’aiuto che si riesce a dare al prossimo. Questa è la lezione che, per una volta, Mou ha voluto dare al suo uditorio durante un incontro molto particolare che lo ha visto protagonista in questi giorni.
Per celebrare il decimo anniversario dell’elezione di Papa Francesco, il tecnico della Roma è stato ospite di un dibattito organizzato dal Centro Fede e Cultura Alberto Hurtado della Pontificia Università Gregoriana. Ed è proprio in questa occasione che ha voluto svelare un retroscena della sua carriera davvero inaspettato. Un aneddoto che testimonia perfettamente il lato più umano della sua “missione” nel mondo dello sport.
Lo Special One apre il suo cuore: cosa ha fatto a 24 anni
Siamo abituati a vederlo con un trofeo in mano, alla guida dei più importanti club al mondo. Siamo abituati a conoscerlo per le sue provocazioni, per le sue diatribe con il mondo del giornalismo. L’umiltà non è mai sembrata la sua più grande qualità, almeno negli ultimi vent’anni di carriera. Eppure, José nel suo passato nasconde esperienze davvero straordinarie, che lo rendono più Special di qualunque Champions League alzata al cielo.
Da giovane José ha insegnato ai bambini, e non solo ai piccoli delle giovanili dei grandi club. Svela infatti Mou, incredibilmente emozionato: “Ho insegnato in una scuola per bambini con sindrome di Down“. Un’esperienza che gli ha cambiato la vita. All’epoca non aveva alcuna preparazione o formazione. Aveva 24 anni e sentiva il peso di una responsabilità enorme.
Ma è proprio lì che ha potuto imparare moltissimo sulla vita e sullo sport: “Quello che avevo da dare era l’amore. Niente più. E l’ho dato ai bambini. Quell’amore mi ha fatto diventare un professore ‘eccezionale’“. Parole stupende che mettono in mostra un Mourinho davvero diverso, inimmaginabile per chi non lo conosce anche nel privato. Un uomo in grado di confessare addirittura che, secondo lui, il calcio è uno sport crudele, in quanto non lascia spazio ai deboli, dal momento che l’obiettivo di tutti è solo la vittoria. Dichiarazioni che sembrano nettamente in controtendenza rispetto al tecnico che accusava qualche anno fa le altre squadre di aver vinto “zero tituli”. L’ennesima dimostrazione che tra il personaggio e l’uomo, molto spesso, c’è un abisso.